Il 5 maggio è una data che, più di altre, porta con sé risonanze storiche e letterarie. Non è solo il giorno in cui morì Napoleone Bonaparte nel 1821, ma anche quello in cui Alessandro Manzoni, vent’anni dopo, compose una delle poesie più celebri della letteratura italiana, proprio in memoria del grande condottiero. In queste coincidenze si intrecciano memoria, identità nazionale e il racconto della grandezza e caducità umana.
Napoleone Bonaparte: genio militare e mito moderno
Napoleone Bonaparte fu una delle figure più carismatiche e complesse della storia europea. Nato in Corsica nel 1769, in un’epoca di profondi mutamenti politici e sociali, seppe cavalcare l’onda della Rivoluzione Francese e farsi strada fino a diventare Imperatore dei Francesi nel 1804. Il suo nome è legato a grandi battaglie, a riforme amministrative e giuridiche, come il Codice Napoleonico, e a un’idea moderna dello Stato centrale e meritocratico.
Fu stratega brillante, capace di ribaltare le sorti di intere campagne militari, ma anche ambizioso fino all’eccesso, spingendosi oltre i limiti del possibile con l’invasione della Russia nel 1812 e la definitiva sconfitta a Waterloo nel 1815. Da quel momento, iniziò il suo esilio a Sant’Elena, dove morì proprio il 5 maggio del 1821.
Alessandro Manzoni e la poesia che fermò il tempo
Pochi giorni dopo la morte dell’Imperatore, Alessandro Manzoni scrisse “Il cinque maggio”, un’ode che scolpì per sempre la figura di Napoleone nella coscienza europea. La poesia non è una semplice lode, ma un ritratto umano e spirituale di un personaggio controverso, in cui Manzoni riflette sulla gloria terrena e sulla giustizia divina.
Il poeta milanese, profondo cattolico, vede nella parabola di Napoleone un percorso quasi biblico: dalla grandezza militare alla solitudine esistenziale, fino alla conversione e al pentimento. La poesia fu censurata in Austria, ma circolò clandestinamente e divenne uno dei testi più letti del secolo, rendendo Manzoni un interprete della coscienza europea.
L’eredità di Napoleone nell’immaginario collettivo
Oltre all’importanza storica, Napoleone è diventato un’icona culturale: il suo nome evoca ambizione, intelligenza e carisma, ma anche autoritarismo, eccesso e fallimento. In molti parlano ancora oggi di “complesso di Napoleone” per indicare chi, magari di bassa statura, tende a compensare con una forte volontà di potere o controllo.
Ma la figura dell’imperatore non è mai stata solo negativa: ha ispirato pittori, scrittori, filosofi e registi, da David a Kubrick (che progettò un film mai realizzato), passando per Hegel, che lo definì “lo spirito del mondo a cavallo”. Nelle scuole, nei quiz televisivi, nei film, nei fumetti, Napoleone è ancora presente, segno che il suo mito sopravvive nel tempo.
Un personaggio da romanzo, tra carte e roulette
Pochi sanno che Napoleone era anche un appassionato di giochi di carte, in particolare di un solitario che oggi porta il suo nome. Il “Napoleon at St. Helena” è una variante del solitario classico, popolare nel XIX secolo, che si dice praticasse spesso durante il suo esilio sull’isola atlantica. Non è un caso che in molti mazzi e manuali di giochi di carte esista ancora una sezione dedicata all’Imperatore.
Oltre alle carte, pare fosse affascinato anche dalla roulette che, all’epoca, stava iniziando a diffondersi nei salotti dell’aristocrazia europea. Questo lato ludico (qui nella versione digitale – https://www.supabet.it.com/) e umano di Napoleone ci restituisce un’immagine meno austera e più quotidiana, fatta di ossessioni e abitudini, come accade spesso con i personaggi leggendari.
Un argomento, quello della passione per il gioco nei grandi personaggi storici, che meriterebbe un approfondimento dedicato, tra aneddoti curiosi e riflessioni psicologiche.
Il 5 maggio come occasione di confronto
Il 5 maggio, quindi, è molto più di una data da calendario. È un’occasione per ricordare Napoleone, ma anche per riflettere su cosa significhi lasciare un segno nella storia. In questo senso, l’Imperatore francese può essere accostato ad altri personaggi combattivi e determinanti, come Giulio Cesare, Giuseppe Garibaldi, Winston Churchill o Che Guevara. Tutti uomini che, nel bene o nel male, hanno inciso sul destino di milioni di persone.
Inoltre, Napoleone resta uno dei pochi uomini storici a dare il nome a un gioco di carte, e questo elemento ludico è un indizio potente della sua permanenza nell’immaginario popolare. La sua figura si muove tra storia, letteratura e cultura di massa: un condottiero, un mito, un personaggio da romanzo che continua a far parlare di sé secoli dopo la sua morte.